Il punto sul calcio femminile con F. Russo
Da una chiacchierata con l'ex Fiorentina e Juventus cerchiamo di capire lo stato attuale del movimento femminile
È praticamente notizia di poche ora fa l’intenzione della Women’s Super League (WSL), la Premier League femminile, di abolire le retrocessioni per dare la possibilità ai club di programmare a lungo raggio, e quindi rendere più competitivo il torneo inglese.
Un’evoluzione che peraltro include l’ipotesi di un rebranding della WSL2, l’attuale Serie B.
Il calcio femminile inglese, insieme al movimento francese, tedesco e statunitense, rappresenta l’élite di quel calcio femminile che ogni anno deve fare i conti dei propri progressi in maniera ponderata, ragionando sull’evoluzione futura, senza troppi margini di errore come invece viene concesso al movimento maschile.
Mentre in gran parte dei paesi europei lo scenario è più consolidato, in Italia si studia ancora come ridurre il gap con gli altri campionati, col macigno costante del paragone col movimento maschile.
Una situazione sicuramente in netto miglioramento se si guarda indietro al primo vero boom mediatico dovuto alle ottime prestazioni della Nazionale femminile nei Mondiali del 2019, ma che proprio da quella data, si pensava potesse fare un salto enorme, raggiungendo il blasone, lo status tecnico e il livello finanziario proprio di altri competitor europei.
Per capire realmente cosa è cambiato da quel momento sparti acque ad ora, ho deciso di ospitare in questo numero di Bosman Federica Russo: ex calciatrice di Fiorentina, Napoli, Juventus e Pomigliano tra le sue ultime squadre in Serie A.
Oggi Federica ha terminato la sua carriera da calciatrice, in particolare da portiere, proprio nel momento in cui le “giovani leve” possono sperare per la prima volta in assoluto di ambire al ruolo di calciatrici come professione a tutti gli effetti.
Ho deciso di sentire la sua testimonianza non a caso nel periodo in cui Panini ha inserito per la prima volta le calciatrici femminili nella collezione ufficiale di figurine. Un traguardo celebrato (giustamente) con discreto fervore da alcuni addetti ai lavori, che però si scontra ancora con il gap troppo marcato del nostro movimento rispetto ad altri cugini europei.
Ciao Federica, intanato rompiamo il ghiaccio e caliamoci nella tua storia.
Come definiresti un una parola o una frase la tua storia da calciatrice?
Direi passione.
“Fin dall’inizio, da quando ho messo piede in campo nei primi allenamenti, all’epoca avevo 12 anni, ho giocato con una costanza, una determinazione e una perseveranza che non ho mai replicato in nessun altro ambito con la stessa intensità.
Il calcio per me è stato un amore nato da subito, quando ero veramente piccola mia mamma portava me e mia sorella gemella Ludovica a vedere le partite di nostro papà, anche lui calciatore e successivamente allenatore”.
Quando hai pensato per la prima volta, ok, sto per realizzare il sogno di giocare in Serie A, o comunque, quando hai capito che avresti sfidato o giocato in una delle top squadre che seguivi da ragazza?
“La chiave di volta della mia carriera da calciatrice è arrivata quando ho iniziato a militare per la squadra del Torino Women all’epoca in Serie A, ho fatto il mio esordio con quella maglia.
In quegli anni ho avuto la fortuna di conoscere, giocare e diventare amica di persone fantastiche come Barbara Bonansea, Martina Rosucci, Michela Franco, Cecilia Salvai e Marta Carissimi.
Oltre a tante altre che hanno contribuito e stanno contribuendo alla storia del calcio femminile. Pensa, all’epoca eravamo tutte delle ragazzine di diciott’anni o poco più, mai avremmo pensato di ritrovarci 15 anni dopo con un movimento del genere così sviluppato.
Tornando agli anni del “toro”, se cominci ad affrontare calciatrici del calibro della Gabbiadini, Panico, Zorri, Marchitelli…beh, un grande motivo di orgoglio”.
In parte hai già risposto ad una domanda quasi d’obbligo e anche un po’ scontata. Avresti mai pensato che il movimento femminile avrebbe raggiunto il professionismo e una certa rilevanza mediatica?
“Sinceramente ci speravo, diciamo che la Fiorentina Women nata nel 2015 è stata la prima squadra professionistica femminile affiliata al maschile a fare un po’ da spartiacque, poi è arrivato il 2017 con la nascita della Juventus.
È molto bello avere ì oggi l’opportunità di poter seguire il calcio femminile in televisione. Ti fa sentire parte di qualcosa che è diventato importante e che attrae tifosi che amano lo sport e il calcio femminile.
E un’altra cosa molto bella, secondo me, visto che mi piace leggere, e andare su Google o in libreria e trovare tantissimi libri che parlano di calcio femminile, parlano di storie, parlano di personaggi o parlano proprio della storia del calcio femminile.
Ora una ragazzina, se vuole conoscere un po’ di più su questo argomento, ha tante fonti a disposizione per potersi semplicemente informare o curiosare.
Quando ero io ragazza tutto questo non esisteva”.
Ecco, appunto. Hai giocato in Serie A quando arrivavano sulla scena Juventus prima, Milan e Inter poi. Come hai vissuto l’arrivo di questi colossi a livello sportivo e di brand?
“Io ho avuto la fortuna e l’onore di poter indossare la maglia della Juventus nella sue prime 2 stagioni di vita , anno 2017/18 e 2018/19.
Per la prima volta mi sono confrontata con una realtà professionista sotto tutti i punti di vista, dagli allenamenti spostati al mattino a uno staff veramente completo, partendo dal magazziniere fino ad arrivare ai fisioterapisti, alla mensa, alle trasferte in due giorni anziché in giornata, a degli allenamenti strutturati, alla palestra.
Tutte cose che ora sembrano scontate, ma per me era tutto nuovo e non avevo mai vissuto una cosa del genere. Per la prima volta ho capito che potevo essere una calciatrice al 100%. Che dovevo solo pensare al calcio, perché a tutto il resto ci pensava la società.
Mi ricordo, quando l’algoritmo di Instagram era ancora abbastanza semplice, che tanti piccoli brand cercavano di interfacciarsi con noi ragazze per poter sponsorizzare i loro prodotti, dalle collane, alle felpe, alle borse per esempio,
C’erano tante richieste e per noi era divertente perché era tutto così nuovo e iniziavi a sentire importante.
I tifosi iniziavano a riconoscerti, anche perché dietro le quinte c’era un lavoro di comunicazione sui social media proprio come il maschile da parte del club.
Diciamo che dopo anni di sacrifici, iniziavamo a toglierci qualche soddisfazione”.
Il cambiamento ovviamente ha avuto un riflesso anche sui numeri.
Secondo i dati della FIGC, tra il 2008 e il 2022, il numero di calciatrici tesserate in Italia è aumentato da 18.854 a 36.552, con un incremento significativo di circa 10.000 unità nell'ultimo anno di media.
L'interesse per il calcio femminile è cresciuto del 53% tra i tifosi italiani negli ultimi tre anni.
La parte di target più coinvolta è il pubblico femminile tra i 18 e i 24 anni, proprio quello che sta crescendo di più, con un aumento del 62%.
Il periodo in cui vivi queste nuove sensazioni ed esperienze è più o meno quello che coincide con il Mondiale 2019.
Forse il primo evento di calcio femminile che ha avvicinato un pubblico più mainstream e che accoglieva i tifosi delusi della nazionale maschile (per la mancata qualificazione ai Mondiali del 2018).
Quello è stato un vero spartiacque per il movimento?
“A livello temporale, come già detto c’è stata la nascita della Fiorentina, che ha scosso, in senso positivo, il calcio femminile italiano.
Poi c’è stata la nascita della Juve che ha preceduto la fondazione delle rispettive squadre femminili della Roma, del Milan e dell’Inter, fino ad arrivare al boom del Mondiale.
Quello è stato L’EVENTO.
Ma il cambiamento è scaturito da diversi fattori:
le ragazze con l’arrivo delle società maschili hanno iniziato ad allenarsi in maniera diversa e molto più professionale e non dilettante, migliorando quindi sulla condizione fisico atletica.
Hanno iniziato ad esserci degli studi per migliorare le performance delle calciatrici
Tanti tifosi, vuoi per la mancata qualificazione dei colleghi maschi, vuoi perché le partite le potevi vedere sulla Rai e su Sky Sport, hanno iniziato a vedere il mondiale femminile.
Le ragazze ci hanno messo del loro disputando un Mondiale da sogno e quindi facendo appassionare tanti tifosi.
Quindi, come elementi positivi possiamo dire che tante società maschili che fino a quel Mondiale non avevano il settore femminile, hanno deciso di investire. Poi sono arrivati anche più investimenti e visibilità da parte di brand e media, ad esempio su casi come il Como Women* o il Parma.
Proprio dopo il Mondiale si è iniziato a parlare della possibilità proiettare il calcio femminile nella dimensione del professionismo, che poi la Figc ha reso ufficiale solamente nel 2022.
E c’è stato anche un aumento delle bambine che si sono avvicinate al calcio, aumentando di conseguenza il numero di tesserate FIGC”.
*del Como Women ne avevo analizzato la comunicazione in questo numero di Bosman.
Com’è stato chiudere la carriera, forse sul più bello per il movimento? Cosa hai captato di questo passaggio, intendo nelle differenze e nei cambiamenti del torneo (livello tecnico, l’arrivo delle televisioni, prime colleghe che sponsorizzano brand ecc.).
“Ho chiuso la carriera consapevole del percorso che avevo fatto, avendo dato tutto quello che avevo, quindi felice del mio percorso. Penso di aver finito nel momento giusto per me.
I cambiamenti che ci sono stati da 15 anni a questa parte sono stati tantissimi.
Prima cosa, il livello tecnico si è alzato tantissimo, le giocatrici sono sempre più tecniche e più fisiche perché le ragazzine di oggi partono già da una base di allenamenti tecnici, tattici e fisici più avvantaggiata rispetto alla mia generazione.
L’affiliazione ad una squadra maschile ha portato nel calcio femminile molta più organizzazione e strutturazione.
Poi, secondo punto: la maggior parte delle calciatrici oggi hanno uno sponsor tecnico e dei procuratori, 15 anni fa era impensabile questa cosa qui perché lo sponsor, se dicevi che giocavi a calcio, si girava dall’altra parte.
Punto 3. Sicuramente il fatto di essere sotto una lente di ingrandimento per quanto riguarda la tua persona. Parlo della parte social e delle televisioni.
Diventi più esposta a tutto, dai commenti positivi a quelli negativi dei tifosi. E devi essere brava a gestire mentalmente queste situazioni qua perché magari ti ritrovi in un periodo del campionato che la tua squadra non sta facendo bene, magari tu non stai eccellendo, e in più hai anche il commento negativo del tifoso, e l’insieme di tutto questo non è facile da gestire.
Attenzione poi al quarto e al quinto punto che per me sono gli aspetti negativi che questo nuovo calcio ha portato.
Vivi in una bolla, ti estranei un po’ dalla realtà senza nemmeno rendertene conto, e me ne sono accorta solo dopo aver smesso. Durante la stagione sei talmente concentrata su allenamenti, risultati e viaggi, con poco tempo libero che dedichi al recupero, all’alimentazione e al riposo.
Se giochi in Nazionale il tempo si riduce ancora di più, e diventa difficile pensare a te stessa e al tuo futuro. Essere lontana da casa significa condividere la maggior parte del tempo con compagne di squadra e staff, e a lungo andare può diventare alienante, anche se ho avuto la fortuna di incontrare persone fantastiche con cui ho vissuto esperienze incredibili.
Il quinto e ultimo punto che è un aspetto negativo per me è la mancanza di figure davvero competenti in molte società, il che impedisce di fare le cose per bene. Il movimento è in crescita, ma con professionisti più preparati potrebbe svilupparsi ancora meglio”.
Cosa stai facendo ora?
Adesso ho iniziato un percorso totalmente diverso dal calcio, avevo bisogno di allontanarmi un po’ da questo ambiente e staccare la spina.
Per scherzare dico in giro che ho scoperto che cosa vuol dire avere i weekend liberi e non avere un programma da seguire da settimana in settimana😂
Visti i miei studi e laurea in finanza perseguiti mentre giocavo, ora mi occupo di consulenza finanziaria insieme a mia sorella e mio papà, aiuto anche altri atleti.
Quando prima parlavo di futuro, intendevo anche questo, il fatto di vivere all’interno di una bolla senza aver chiaro che cosa c’è al di fuori può farti perdere un po’ il senso dell’orientamento e magari alla fine della carriera non sai che cosa fare in futuro. Il mio obiettivo è anche quello di aiutare almeno sotto il punto di vista finanziario chi sta giocando ora.
Ma visto che il calcio è sempre stata e sarà una passione, quest’estate ho preso l’abilitazione Uefa B e da quest’anno faccio parte dello staff della rappresentativa femminile Piemonte Valle D’Aosta.
Essendo stata portiere, alleno i portieri dell’under 23 e dell’under 19.
È un mondo completamente diverso, con più responsabilità e tante cose a cui pensare. Però, per la prima volta, mi trovo al di là del ruolo da calciatrice e devo dire che mi sta piacendo.
La Rappresentativa è un’ottima occasione per le giovani calciatrici che aspirano a squadre di club di categorie superiori. Il prossimo Torneo delle Regioni che si svolgerà in Sicilia sarà sicuramente una grande vetrina per loro”.
Le news della settimana
Sky ha accusato Amazon di non fare abbastanza per evitare il fenomeno della pirateria.
La Premier League ha concluso anticipatamente l’accordo da 50 milioni di sterline con Fox Sports México.
I Los Angeles FC sono stati valutati come club dal maggior valore in MLS.
Mourinho ha indetto una causa contro il Galatasaray per danni morali.
Come scritto all’inizio, il calcio femminile inglese sta pensando di abolire le retrocessioni.
A proposito, la crescita delle sponsorizzazioni del calcio femminile statunitense cresce il 50% più che di quello maschile.
Il 76% degli appassionati di calcio ha dischiarato di voler maggior copertura televisiva del calcio femminile.
Il Manchester City ha annunciato una partnership con Publicis Sapient.
Dopo essermi dimesso dall’agenzia di comunicazione con cui ho lavorato per 6 anni, sto per iniziare, a marzo, la mia seconda vita da freelance come Social, Content & Digital Editor nel mondo del calcio.
Contattami se vuoi inserirmi nel tuo team, ricevere il mio portfolio o fare una chiacchierata conoscitiva :-)
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Ed eccoci alla fine del numero #90.
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